CAFFE’ DEC
06 Marzo 2024
In un mondo sempre più social, in cui il crash di Facebook e di Instagram di ieri ha creato un’eco in tutta Italia e “disagi all’utenza”, la privacy ha assunto rischi diversi e ha cambiato volto. Il professor Nicola Brutti, docente di diritto comparato all’università di Padova, ospite di Caffé Dec, la rubrica radiofonica di Delta Radio in collaborazione con il Cur, spiega cosa significa diritto alla privacy oggi e quali importanti novità sono state introdotte con l’avanzare della tecnologia.
Cos'è il diritto alla privacy e quali sono le novità importanti
“Il concetto di tutela della privacy si è evoluto nel tempo. Ai suoi albori (Warren e Brandeis) proteggeva la riservatezza della persona, il suo spazio privato, dall'intrusione indiscreta della stampa. In epoca più recente, emerge l'importanza dei dati personali, una proiezione dell'individuo nella società che diventa sempre più cruciale nell'economia di Internet. Il flusso di informazioni e di comunicazioni è in misura preponderante pubblico, i dati circolano ed è sempre più difficile tenere sotto controllo queste tracce e segni identificativi della personalità. Perció in Europa esistono i Garanti della privacy”.
Quali sono le tutele attuali?
“Uno degli aspetti più attuali è costituito dalla crescente e sempre più pervasiva attività di profilazione degli utenti di Internet, attuata tramite l'intelligenza artificiale che coordina una moltitudine di dati personali riguardanti le preferenze, i gusti, i comportamenti. Tutto ciò dà un’impronta poi alle attività pubblicitarie e di marketing mirato e può portare a condizionamenti cognitivi e influenze psicologiche sulla persona che interagisce in Internet”.
Il professor Brutti quindi avverte.
“Oltre al consenso necessario al trattamento dei dati e all'obbligo di informare sulle finalità specifiche del trattamento, si è messo a punto un sistema mirato di tutele nelle quali le imprese debbono mappare i rischi specifici connessi a una certa attività e poi predisporre degli strumenti ad hoc. Si tratta della cosiddetta privacy by design, principio introdotto proprio dal regolamento europeo sulla privacy, o GDPR del 2017. Si mira a ridurre lo squilibrio di potere che rende il consenso requisito non effettivo e meramente formalistico. L'interessato può comunque sempre accedere per controllare se i dati personali sono utilizzati correttamente e, se del caso, revocare il proprio consenso o chiedere la rettifica”.
Le grandi piattaforme sono in regola con le norme europee o come è avvenuto in più casi, non si adeguano e continuano a fare profitti alla faccia delle norme degli stati?
“Proprio in questo periodo risalta il braccio di ferro tra Open AI, emanazione di Microsoft e società titolare di chat Gpt e il nostro Garante della privacy - racconta Brutti - Si tratta di Bot dialoganti che avranno in prospettiva un impatto diffuso sulla società e quindi ne vanno monitorate attentamente la trasparenza del funzionamento e l'eventuale impatto su categorie vulnerabili come i minori. Come nel caso degli algoritmi dell'intelligenza artificiale ad alto rischio, vi è la priorità di mettere a punto garanzie dei diritti degli interessati proprio sulla selezione dei dati che alimentano il funzionamento degli algoritmi. Cioè in questo dialogo e interscambio tra uomo e robot quest'ultimo non deve essere autorizzato a memorizzare e utilizzare dati che possono essere sensibili, e caratterizzanti in modo peculiare una determinata persona, a meno di esplicito consenso dell'utente”.
L'Ue ha accordi con gli Stati Uniti per i dati e la privacy?
“Da molti anni si ricerca un accordo tra Unione Europea e Stati Uniti al fine di ottenere garanzie che i dati dei cittadini europei siano correttamente gestiti dalle società statunitensi, nei trattamenti che avvengono fuori dell'Unione Europea. Queste ultime dovrebbero adottare garanzie simili alla regolamentazione europea, ma in passato più volte la Corte di giustizia dell'Ue ha bocciato questi accordi, in quanto le garanzie erano troppo deboli, e soprattutto i diritti dei cittadini venivano messi a rischio dai poteri pervasivi delle agenzie pubbliche di intelligence statunitensi”.
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