ECCELLENTI
05 Luglio 2024
Urbanistica legata al territorio e Zona logistica semplificata, le opportunità di sviluppo che ci sono per le aziende e gli imprenditori che vogliono prendere in considerazione il Polesine. Ne ha parlato il professor Francesco Musco, direttore della ricerca dello Iuav di Venezia, ai microfoni di Delta Radio, alla rubrica Eccellenti.
Zls, un argomento che in questo momento va per la maggiore. Cos’è e che opportunità può essere per il territorio?
“Prima di tutto occorre dire che la Zona logistica semplificata va progettata con un piano strategico che ne avvia la costituzione e che ha due nature: una economica, anche con una dimensione sovralocale; ed una più ‘fisica’, legata proprio alla dimensione territoriale nella quale si deve sviluppare. Servono, dunque, delle precondizioni: da un lato la precondizione di base ovvero essere riconosciuta a livello nazionale, e di recente i passaggi fatti dalla Regione e il decreto ministeriale che lo finanzia di fatto hanno reso la precondizione esistente. E poi tutte le precondizioni per capire quale sono le funzionalità del territorio. Come sarà possibile insediare nuove unità; lavorare, per esempio, con la mobilità sull’acqua e con una relazione molto forte con il sistema portuale dell’Alto adriatico. La Zls vuol dire anche facilitazioni di insediamento, fiscalità agevolata”.
C’è ancora lavoro da fare?
“Quello che resta da fare è costruire una regia forte, che è già prevista dalle linee di indirizzo, e che opera su tre livelli: sviluppo economico, ad esempio capire che non tutte le imprese vanno bene in questi territori; il livello urbanistico, territoriale; e il livello del marketing territoriale. In sintesi, da una parte esiste un piano e un progetto che potrebbe avere un impatto importante per il Polesine, ma dall’altro manca la parte dell’attuazione per renderlo operativo”.
Da dove nasce la necessità di sviluppare una Zls anche nei comuni che si adagiano sulla parte veneta del fiume Po?
“Nasce perché permette l’uso del sistema del trasporto fluviale e dei canali, ma sostanzialmente permette un disegno in prospettiva nato molto tempo fa, quello di provare a collegare la parte sud della Lombardia con il sistema portuale di Venezia. Potenziarlo a livello sovralocale in un’area che è molto più ampia di Rovigo e Venezia. Sono stati fatti molti investimenti dalla Regione in questo senso, per potenziare il sistema di base, anche sull’interporto di Rovigo, uno degli hub di questo progetto”.
Secondo un recente studio della Camera di Commercio, questa asta fluviale potrebbe diventare attiva e pienamente operativa entro tre anni. Gli operatori sono pronti? E le imprese sono interessate ad utilizzare questi trasporti, più lenti ma meno impattanti?
“Sicuramente la funzionalità territoriale è precondizione per l’insediamento. Bisogna però comprendere che molti strumenti urbanistici che abbiamo sono il presupposto perché la Zls funzioni. E il piano strategico li usa questi strumenti urbanistici. Ma tra le precondizioni c’è che nel momento in cui si apre la partita bisogna essere certi che l’imprenditore X che decide di insediarsi nel comune polesano Y abbia tutte le interconnessioni a disposizione, già attive. E la mobilità dei sistemi portuali ad esempio, non è per le merci deperibili”.
Quali sono le condizioni per entrare nella Ztl del Polesine?
“Chi potrebbe venire sono le imprese che producono mezzi e servizi che necessitano di una veicolazione di tali merci tramite l’acqua, ovvero che abbiano bisogno dei servizi portuali, merci che possono avere produzione per il mercato locale come per il mercato internazionale, arrivando fino a Singapore. Poi, chiaramente, non si possono dimenticare anche i benefici ambientali che comporta questo tipo di mobilità. Non chi ha bisogno che le proprie merci siano sul mercato in 12 ore. Serve un cambio di mentalità, area vasta che significa globo. Questo è l’identikit delle aziende che possono entrare nella Zls del Polesine”.
Quali le ricadute sul territorio?
“Di certo in termini occupazionali, sicuramente come volano per le filiere produttive. Ma un volano su più livelli. Ma per tutto questo serve una regia fortissima in grado di adeguarsi alle necessità globali che sono mutevoli. Nella cabina di regia ci saranno gli enti locali, i rappresentanti delle imprese, parte tecnico-scientifica adeguata, un costante sistema di monitoraggio, non un vero e proprio ufficio di piano ma quasi. Perché nella pratica servono reti e infrastrutture che andranno implementate”.
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