CINEMA
09 Luglio 2024
Se avete fatto un saltino di gioia alla notizia che "Il Diavolo veste Prada" avrà presto un sequel, non siete stati i soli. La notizia ha elettrizzato il mondo, suscitando un'ondata di entusiasmo tra i fan del film originale. Ma da dove nasce questa spinta ribollente? È dettata dall'entusiasmo iniziale, dalla voglia di scoprire come se la passano i personaggi che abbiamo imparato ad amare e per i quali abbiamo fatto il tifo. Tuttavia, possiamo con una certa serenità affermare che i ritorni non sono quasi mai all'altezza degli originali. Spesso, quell'euforia latente che accompagna gli annunci si trasforma in delusione una volta visionato il prodotto.
"Il Diavolo veste Prada" è diventato un cult, uno dei pochissimi film degli anni Duemila a riscuotere un successo e un'iconicità che raramente ci è capitato di incontrare in anni recenti. Quanto ha senso, però, questa ennesima operazione nostalgia? La storia ci ha insegnato che i sequel basati sull'hype e non su una reale necessità narrativa spesso portano a tonfi di critica e di pubblico. Esempi recenti come "And Just Like That", "Will & Grace" e "BH90210" sono lì a dimostrarlo.
Secondo quanto anticipano Puck News e Variety, la Disney sarebbe a lavoro su un sequel messo a punto dalla sceneggiatrice Aline Brosh McKenna e dalla produttrice Wendy Finerman, con Meryl Streep ed Emily Blunt pronte a riprendere i ruoli di Miranda Priestly e della sua prima assistente Emily Charton. Al centro della nuova trama dovrebbe esserci ancora una volta Miranda, al tramonto della sua carriera e alle prese con la crisi dell’editoria, bisognosa di Emily, nel frattempo diventata dirigente di un gruppo di lusso.
E se un po' ovunque i fan esultano, resta un dubbio non da poco: Anne Hathaway potrebbe tirarsi indietro, scegliendo di non rivestire più i panni di Andrea Sachs. «Non so se ci possa essere un sequel», aveva detto ai microfoni del talk "The View". «Il film era ambientato in un’epoca diversa. Ora tutto è diventato digitale, e quel film si concentra sul concetto di produrre una cosa fisica. È tutto diverso ora». Questo pone una questione cruciale: può un sequel funzionare senza uno dei suoi protagonisti principali?
Da una parte, abbiamo gli amatori, e dall'altra i realisti che temono che il ricordo di un cult come "Il Diavolo veste Prada" venga rovinato dal bisogno di battere cassa. La stessa autrice del primo libro, Lauren Weisberger, ha dato alle stampe nel 2013 un sequel della sua storia, ma anche lì, era un modo per battere cassa, considerando che Weisberger non è più riuscita a sfornare un bestseller dopo l'arrivo di Miranda nella sua vita.
Indipendentemente da quello che succederà, possiamo senz'altro affermare che battute come quelle del ceruleo e del lapis o della nuova copia del libro di Harry Potter non torneranno mai più. Il fascino del cult risiede proprio nella sua unicità e nella capacità di catturare un momento specifico nel tempo. Forse, è proprio questa unicità che rende difficile replicare il successo con un sequel.
Eppure, la voce dei fan è potente. La nostalgia ha un peso specifico che non può essere ignorato. La possibilità di rivedere Meryl Streep nei panni di Miranda Priestly è un richiamo irresistibile per molti. Ma è sufficiente per garantire il successo del sequel? La storia ci insegna che la nostalgia può essere un'arma a doppio taglio, capace di attirare ma anche di deludere.
Siamo, insomma, divisi. Da un lato, c'è l'entusiasmo per il ritorno di un cult che ha segnato un'epoca. Dall'altro, il timore che il sequel non sia all'altezza delle aspettative. Solo il tempo ci dirà se questa operazione nostalgia sarà un successo o un fallimento. Nel frattempo, possiamo solo sperare che la magia del primo film riesca a rivivere, anche solo per un attimo, sul grande schermo.
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