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LA VICENDA

La fake news sull'attentato a Trump: il caso di Marco Violi e la disinformazione sui social media

Un'analisi approfondita su come una notizia falsa ha coinvolto uno youtuber italiano, generando confusione e richiedendo smentite da parte di grandi testate internazionali

La fake news sull'attentato a Trump: il caso di Marco Violi e la disinformazione sui social media

Nella notte tra sabato e domenica, l'FBI ha reso pubblico il nome di Thomas Matthew Crooks, l'uomo che ha sparato al candidato Repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump, durante un comizio in Pennsylvania. Crooks è stato ucciso subito dopo dagli agenti della sicurezza. Tuttavia, prima che il nome dell'attentatore fosse reso noto, sui social network hanno iniziato a circolare notizie false sull'identità dell'attentatore. In modo sorprendente, la notizia che ha avuto maggiore diffusione indicava come attentatore il giornalista sportivo italiano Marco Violi, youtuber e direttore responsabile del sito romagiallorossa.it.

Pochi minuti dopo l'attentato, su X (precedentemente noto come Twitter) ha iniziato a circolare una foto di Violi accompagnata da un testo che lo definiva "il cecchino di Trump". La foto descriveva Violi come un "famoso estremista antifa", un termine usato negli Stati Uniti per indicare un movimento di attivisti nato in opposizione alla crescita dei movimenti di estrema destra. La notizia ha avuto una grandissima diffusione soprattutto su X, Gab (una piattaforma social utilizzata da militanti di estrema destra) e su alcuni canali Telegram.

La diffusione della notizia è stata così ampia che alcune delle principali testate e agenzie stampa internazionali, come Reuters, Bloomberg e NBC News, hanno pubblicato articoli di fact-checking per smentire che Violi fosse l'attentatore di Trump. Se la notizia fosse circolata solo in Italia, probabilmente sarebbe sembrata immediatamente implausibile. Tuttavia, in un paese in cui Violi è presumibilmente sconosciuto, ha finito per essere molto ricondivisa.

Probabilmente, la foto di Violi ha avuto una diffusione così ampia dopo essere stata postata su X da Wall Street Silver, un account seguito da più di un milione di utenti e con cui interagisce spesso anche il proprietario di X, l'imprenditore Elon Musk. La foto postata da Wall Street Silver è stata vista da più di due milioni di persone, poi l'account l'ha eliminata.

Lo stesso Violi ha parlato della vicenda con un post pubblicato sul suo profilo Instagram, arrivando a dover precisare: "Smentisco categoricamente di essere coinvolto in questa situazione". Non è chiaro quale account abbia iniziato a far circolare la foto: Violi ha raccontato di essere stato svegliato a tarda notte dalle "numerose notifiche" ricevute su Instagram e X, e che i primi a postare la sua foto su X sono stati due account italiani, LogikSEO e Moussolinho. Ha anche detto che su internet circolano notizie false sul suo conto già da cinque anni, e che lunedì denuncerà gli account che hanno postato la sua foto sulle piattaforme social.

Quella di Violi non è l'unica notizia falsa sull'attentato a Trump circolata nelle scorse ore. Diversi post, tra cui alcuni scritti da politici statunitensi, sostenevano senza prove che l'attentato fosse stato ordinato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Per esempio, subito dopo l'attentato, il deputato Repubblicano del Congresso Mike Collins aveva scritto esplicitamente: "Biden ha dato gli ordini".

È difficile capire cosa stia succedendo in tempi normali, figuriamoci in un momento così complesso: con l'attentato a Trump, i problemi di Joe Biden e un'elezione che sembra sempre più incerta. La diffusione di fake news in un contesto così teso non fa che aumentare la confusione e la disinformazione, rendendo ancora più difficile per i cittadini distinguere tra realtà e finzione.

La vicenda di Marco Violi mette in luce la potenza e la pericolosità dei social media nella diffusione di notizie false. La rapidità con cui una fake news può diventare virale, coinvolgendo milioni di persone, è un fenomeno che richiede una riflessione profonda sulla responsabilità delle piattaforme social e degli utenti stessi. La necessità di un controllo più rigoroso e di una maggiore educazione alla verifica delle fonti è ormai imprescindibile.

Per Marco Violi, questa esperienza ha avuto un impatto significativo, costringendolo a difendersi pubblicamente e a prendere provvedimenti legali contro chi ha diffuso la notizia falsa. La sua vicenda è un esempio concreto di come la disinformazione possa colpire duramente la vita delle persone, causando stress e danni alla reputazione.

La storia di Marco Violi e dell'attentato a Trump è un monito per tutti noi. In un'epoca in cui le informazioni viaggiano alla velocità della luce, è fondamentale essere consapevoli delle nostre responsabilità come consumatori e diffusori di notizie. Verificare le fonti, riflettere prima di condividere e promuovere una cultura della verità sono passi essenziali per costruire una società più informata e meno vulnerabile alla disinformazione.

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