IL CASO
05 Dicembre 2024
Una bambina alle prese con lo smartphone a scuola
L'Australia ha recentemente fatto notizia con una decisione che potrebbe segnare un punto di svolta nella regolamentazione dei social media a livello globale; il Parlamento di Canberra ha approvato un disegno di legge che vieta l'accesso ai social media agli adolescenti sotto i 16 anni. Questa mossa, considerata tra le più rigide al mondo, ha l'obiettivo di proteggere i giovani da potenziali danni derivanti dall'uso incontrollato di piattaforme come Facebook, Instagram, X e TikTok.
Ciò non si limita a vietare l'accesso ai social ai minori, ma impone anche alle piattaforme digitali l'obbligo di adottare misure per impedire l'apertura di profili da parte dei minori. Le aziende tecnologiche che non rispetteranno queste disposizioni rischiano multe salatissime, fino a oltre 30 milioni di dollari. Tuttavia, alcune piattaforme come WhatsApp e YouTube potrebbero essere esentate, in quanto considerate utili per scopi educativi. Il primo ministro australiano, Anthony Albanese, ha sottolineato che il problema dell'uso dei social media da parte dei minori è globale e che l'Australia intende proteggere l'infanzia dei giovani. Questo approccio non è isolato: negli Stati Uniti, da New York alla Florida, si registrano iniziative simili, mentre in Europa, Spagna e Francia stanno valutando misure analoghe. La Cina, dal canto suo, ha già implementato restrizioni significative, limitando il tempo di utilizzo di Douyin, la versione cinese di TikTok, per i minori di 14 anni. Ma le critiche non mancano; alcuni esperti avvertono che le restrizioni potrebbero essere facilmente aggirate tramite strumenti come le VPN, che permettono di mascherare la posizione di un utente.
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