LUTTO
13 Gennaio 2025
Oliviero Toscani, un nome che evoca immagini potenti e provocatorie, è stato un maestro nel trasformare la pubblicità in un'arte che sfida il conformismo e scuote le coscienze. Nato a Milano e cresciuto in Toscana, Toscani ha sempre cercato di vedere il mondo da un'angolazione diversa, lontano dagli stereotipi e dai binari della normalità. La sua carriera è stata un viaggio attraverso la creatività pura, un percorso che ha iniziato con l'incontro con don Lorenzo Milani nel 1963, un sacerdote eretico che ha influenzato profondamente la sua visione del mondo.
Nel 1963, Toscani si recò a Barbiana, una piccola canonica isolata tra i monti del Mugello, per conoscere don Lorenzo Milani. Questo incontro segnò l'inizio di un percorso che avrebbe portato Toscani a sfidare le convenzioni sociali e culturali attraverso la sua arte. Don Milani, allontanato dalla Chiesa per le sue idee radicali, divenne una figura di riferimento per Toscani, che iniziò a offrire lezioni di fotografia agli allievi della scuola di Barbiana. Questa esperienza, vissuta in un luogo senza luce e acqua, rimase nel cuore di Toscani per tutta la vita, influenzando il suo approccio alla fotografia come strumento di denuncia e cambiamento sociale.
Negli anni '80, l'incontro con Luciano Benetton segnò una svolta decisiva nella carriera di Toscani. La campagna "Tutti i colori del mondo" del 1984, realizzata con l'agenzia francese Eldorado, incarnava perfettamente lo spirito multirazziale e inclusivo del brand United Colors of Benetton. Le campagne di Toscani, caratterizzate da immagini audaci e provocatorie, non solo fecero discutere, ma contribuirono a trasformare Benetton in uno dei marchi più riconosciuti al mondo. Le sue fotografie, come il sacerdote che bacia una suora o il malato di AIDS morente, sfidarono i tabù e costrinsero il pubblico a confrontarsi con temi scomodi e spesso ignorati.
Nel 1993, Toscani fondò Fabrica, un centro di ricerca per artisti sostenuto da Benetton, che divenne un crogiolo di creatività e innovazione. Situato nella campagna trevigiana, Fabrica attirò talenti da tutto il mondo, creando un ambiente unico dove designer, musicisti, registi e creativi potevano collaborare e sperimentare. Sotto la direzione del visionario regista americano Godfrey Reggio, Fabrica divenne un simbolo di eccellenza creativa, un luogo dove le idee potevano fiorire lontano dalle pressioni commerciali e dalle convenzioni del mercato.
Toscani non ha mai avuto paura di andare controcorrente, di sfidare il conformismo e di lottare per i diritti umani e l'uguaglianza. Le sue campagne fotografiche, spesso criticate per la loro audacia, hanno sempre avuto un obiettivo chiaro: provocare una riflessione profonda e stimolare un dialogo su temi cruciali come il razzismo, l'AIDS e la pena di morte. "Io faccio il contrario di ciò che le tendenze ti dicono di fare", dichiarò Toscani, sottolineando la sua volontà di non conformarsi mai alla mediocrità e di cercare sempre nuove strade per esprimere la sua visione del mondo.
Nonostante le controversie e le polemiche, il rapporto tra Toscani e Luciano Benetton è sempre stato caratterizzato da un profondo rispetto reciproco. Anche dopo il loro temporaneo allontanamento nel 2000, Benetton riconobbe sempre il genio di Toscani, definendolo "un amico geniale" nel messaggio per il suo 80° compleanno. Insieme, hanno lottato contro l'intolleranza e promosso un dialogo globale su temi cruciali, dimostrando che la pubblicità può essere molto più di un semplice strumento di vendita: può essere un potente mezzo di cambiamento sociale.
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