Cerca

ECCELLENTI

“Stiamo investendo sulle persone”

Nel 2024 il ritorno di Pietro Girardi in Polesine: “Per l’Ulss 5 è stato un anno di crescita”

“Stiamo investendo sulle persone”

Il 2024 è stato un anno particolare per Pietro Girardi, che a marzo è stato designato dal presidente Luca Zaia a guidare l’Ulss 5 Polesana come nuovo direttore generale. Inevitabilmente, questo è l’aspetto centrale della riflessione di Girardi sull’anno che si è appena concluso e che lo ha visto quindi lasciare l’azienda sanitaria di Verona per approdare a quella della “sua” Rovigo, visto che vive a poche centinaia di metri dall’ospedale di Rovigo dopo essere cresciuto a Castelmassa ed aver ricoperto dal 2013 al 2016 il ruolo di direttore generale dell’allora Ulss 19 di Adria.

Girardi, che anno è stato per lei il 2024 che ci siamo appena lasciati alle spalle?

“Dal mio punto di vista è stato l’anno del ritorno professionale in una provincia che conosco bene. Ne conosco i pregi e ne conosco i limiti. Una cosa, però, l’ho scoperta in questi mesi: la qualità dei tanti professionisti che lavorano per questa azienda, che è il nostro valore aggiunto in questo momento. E, lo ammetto, non sarà facile mantenerlo, perché purtroppo è un periodo segnato da una cronica carenza di medici, che sono ancor più difficili da reperire e trattenere nelle zone periferiche. Questo vale soprattutto per gli ospedali non hub, l’ho riscontrato anche a Verona. Però, per l’Ulss Polesana, il 2024 è stato un anno importante, di crescita, con un netto incremento dei volumi di attività. E questo, certo, grazie soprattutto all’impegno di tutto il personale. Oggi il problema sotto gli occhi di tutti è la mancanza di medici, che però in prospettiva, visti i correttivi apportati come l’aumento dei posti nelle scuole di specialità e l’abolizione del numero chiuso a medicina, dovrebbe essere tamponato anche grazie al crescente aiuto dell’intelligenza artificiale. Si parla ancora poco del problema della carenza degli infermieri, che nei prossimi anni rischiano di diventare troppo pochi in rapporto alle necessità. Già ora le case di riposo sono in difficoltà, figuriamoci nei prossimi anni. Vanno messe a terra le riflessioni fatte sul ruolo dell’infermiere e su quello dell’Oss. Valutando bene tutta la questione legata all’attrattività e alla necessità di incentivi”.

Perché gli ospedali più piccoli non riescono ad essere attrattivi?

“Il concetto è molto semplice e i fattori che lo determinano sono vincolati alla possibilità di scelta dovuta alla carenza di professionisti. Infatti al di là dello scontato tema della qualità professionale che si può trovare in un ospedale hub come casistica e come attrezzatura, il tema che disincentiva ulteriormente alla scelta delle zone periferiche è che il minor organico dovuto al minor numero di posti letto significa meno medici e personale e, quindi, una maggiore incidenza di turni notturni e festivi. Bisogna ricordare che il contratto è nazionale e alla contrattazione decentrata locale sono previste piccole forme di incentivazione ma non sufficienti per coprire oggi il gap che c’è nell’attrattività di alcuni ospedali rispetto ad altri, così come del resto fra alcune specializzazioni rispetto ad altre”

A questo proposito, ad Adria c’è chi teme per il futuro dell’ospedale…

“C’è il timore di un potenziale rischio per alcune attività, però dai numeri fatti quest’anno emerge come l’attività sia stata incrementata e non diminuita. Come la chirurgia, su Adria come su Trecenta, con aumenti rispettivamente del 4,2% e del 5,1%. E come la diagnostica, in particolare la radiologia, cresciuta in tutta l’azienda. E’ vero, ci sono state delle difficoltà in cardiologia per le dimissioni di due medici e il pensionamento di un terzo. L’azienda, consapevole della necessita di garantire l’attività cardiologica si è tempestivamente attivata per reclutare altri professionisti in qualsiasi forma contrattuale. Già mesi fa si è attivato un contratto libero professionale e già nel mese di gennaio arriveranno altri due medici che li sostituiranno. Quello che auspicavamo si sta realizzando, altri cardiologi arriveranno nel corso del 2025. Lo ripeto: l’azienda non vuole in alcun modo ridurre i servizi degli ospedali di Adria e Trecenta”.

Guardando il futuro, dunque, che anno si aspetta per la sanità in questa provincia?

“La grande sfida sarà quella di mantenere quanto fatto di buono sugli ospedali e sulla sanità territoriale, perché siamo stati fra le aziende che hanno aumentato di più l’attività in tutta la regione, anche grazie all’integrazione tra gli ospedali della provincia che verrà ulteriormente sviluppata. Una sfida più difficile perché cambia il contesto, ma anche avvincente che deve tener conto delle mutate condizioni sociosanitarie, culturali ed economiche. E’ solo un anno in più ma per la provincia con il più alto indice di vecchiaia del Veneto, il 264,79% rispetto al 195,1% medio regionale, questo pesa e non poco perché crescono le cronicità e le necessità di una popolazione che invecchia. Così come va tenuto in considerazione il tema dell’inquinamento, che sicuramente non ci aiuta in termini di patologie. Accanto a questo, dovremo poi riuscire a dispiegare la sanità territoriale secondo la riorganizzazione prevista dal Decreto 77 del Ministero della Salute e finanziata dalla missione 6 del Pnrr”.

Quali sono gli investimenti previsti nella sanità polesana nell’ambito di Pnrr e Decreto 77?

“Il piano prevede la realizzazione delle cinque Case di Comunità di Rovigo, Adria, Porto Tolle, Badia Polesine e Castelmassa, l’ospedale di comunità di Rovigo e le Centrali Operative di Rovigo e Adria. Queste ultime già operative raccordano l’attività ospedaliera con quella territoriale. E anche se l’arco temporale per l’attivazione si chiude nel 2026 dobbiamo velocizzare le realizzazioni, ma soprattutto sviluppare e testare l’organizzazione nel suo complesso”.

Fra le figure previste da questa rivoluzione c’è quella dell’infermiere di famiglia e di comunità, come sarà organizzato?

“Questa è un’altra sfida che dovremo affrontare nei prossimi mesi. La figura dell’infermiere di famiglia o più semplicemente degli infermieri nel territorio saranno incentrate nella gestione dei problemi assistenziali, all’interno di percorsi di cura e di presa in carico di quelle malattie croniche citate prima”.

Prima parlava dell’intelligenza artificiale, in che senso può aiutare la sanità del futuro?

“L’intelligenza artificiale, ma per evitare fraintendimenti credo sia più opportuno parlare più in generale di assistenza tecnologica e di algoritmi, è già presente nella quotidianità della nostra sanità. E’ già entrata in tante attività, dai software che assistono nella lettura delle immagini di tac e risonanza, segnalando ai medici le immagini da visionare con maggiore attenzione velocizzando la valutazione dell’esame, agli algoritmi per l’anatomia patologica che assistono i medici nella diagnosi. In questo senso, sicuramente la sanità beneficerà di questo sviluppo che ci potrà dare una mano importante, sempre come strumento di aiuto ai professionisti velocizzandone e migliorandone la precisione”.

In programma, da bilancio di previsione, ci sono anche investimenti importanti, quali i principali?

“Dalla nuova pediatria all’elisuperficie di Rovigo, passando per l’acquisto di 7 colonne laparoscopiche per le sale operatorie dei tre presidi ospedalieri, di 9 colonne endoscopiche flessibili e 18 ecografi multidisciplinari per le tre strutture ospedaliere, fino al rinnovo delle 8 sale operatorie integrate del presidio di Rovigo, solo per citare gli investimenti economicamente più rilevanti”.

Oltre a tutto questo, cosa chiede al 2025?

“A me non piace chiedere, però posso dire che mi auguro che come polesani riusciamo lavorare in squadra per il bene della nostra azienda del nostro territorio evitando frammentazioni dei percorsi e dei professionisti anche grazie alla collaborazione con gli organismi ordinistici e sindacali. Mi auguro anche che si riesca a favorire un invecchiamento sano. Perché il vero obiettivo è non ammalarsi o ammalarsi il meno possibile, grazie alla prevenzione. Non solo quella secondaria che facciamo noi con gli ospedali e la sanità territoriale, ma anche quella primaria, che si fa da soli, con le buone abitudini, con la dieta sana, l’attività fisica, la prevenzione sul lavoro. Da parte nostra faremo il massimo possibile con il massimo impegno per assicurare la migliore risposta ai bisogni della popolazione polesana. Stiamo investendo sulle persone, sul clima organizzativo, sulla formazione, tanto che negli ultimi concorsi per primari stiamo avendo risultati importanti con l’assunzione di professionisti altamente qualificati”.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400

Video del Giorno

NextGenerationEU

Aggiorna le preferenze sui cookie