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LA SETTIMANA ARTE

Cinema e censura in Italia: nasce un nuovo divieto per i minori di 10 anni

Il film "Una femmina"

Da inizio mese in Italia è entrato in vigore un nuovo regolamento sulla censura cinematografica, ma questa volta non si tratta di una restrizione fine a sé stessa. Anzi, il provvedimento segna un’importante evoluzione nel modo in cui vengono classificati i film destinati ai più giovani, ampliando potenzialmente la platea degli spettatori.

La novità introdotta dalla Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura riguarda l’istituzione di un nuovo limite d’età: il divieto ai minori di 10 anni. Fino ad ora, la prima soglia di censura cinematografica partiva dai 14 anni, lasciando un vuoto normativo per quei film che, pur non essendo adatti ai bambini più piccoli, risultavano comunque fruibili da un pubblico preadolescente. Con questa modifica, invece, si riconosce che bambini e ragazzi crescono più in fretta rispetto al passato, rendendo necessario un criterio più preciso nella valutazione dei contenuti audiovisivi.

Questa nuova categoria di divieto rappresenta, paradossalmente, un passo avanti verso una maggiore inclusività cinematografica. Il provvedimento consente infatti di rivalutare il limite dei 14 anni, permettendo a film esclusi da un pubblico giovane di raggiungere comunque ragazzi dagli 11 ai 13 anni. Inoltre, il decreto lascia spazio alla discrezione delle famiglie: chi esercita la responsabilità genitoriale può comunque scegliere di far vedere il film ai propri figli, se lo ritiene opportuno.

Un caso recente che aveva sollevato il dibattito sulla classificazione cinematografica riguarda il film “Una femmina”, diretto da Francesco Costabile e tratto dal libro di Lirio Abbate. Il film, presentato alla Berlinale 2022, racconta la storia di una giovane donna che decide di ribellarsi all’omertà imposta dalla ‘Ndrangheta. Inizialmente classificato come vietato ai minori di 14 anni, il film aveva suscitato forti critiche perché il suo messaggio di libertà e coraggio era considerato fondamentale proprio per un pubblico giovanissimo. Dopo le proteste della produzione e della distribuzione (Medusa), il divieto era stato revocato.

Secondo Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, questa nuova classificazione rappresenta un’innovazione fondamentale per l’industria cinematografica. La distinzione tra la fascia 6-10 anni e quella 11-13 anni permette una maggiore flessibilità nel determinare il pubblico di riferimento di un film, evitando restrizioni eccessive e garantendo una più efficace comunicazione e campagna di lancio delle pellicole.

La decisione di rivedere i criteri di censura riflette le profonde trasformazioni culturali e sociali degli ultimi anni. Oggi, la differenza tra un bambino di 12 anni e un ragazzo di 14 anni può essere enorme in termini di maturità e capacità di comprensione di determinati contenuti. Questa nuova regolamentazione cerca di colmare un divario che, fino ad ora, aveva reso alcune classificazioni inadeguate o troppo rigide.

Con l’introduzione del divieto ai minori di 10 anni, l’Italia compie un passo importante verso un sistema di classificazione cinematografica più equilibrato e moderno. La censura non è più soltanto un limite imposto, ma diventa uno strumento di tutela e orientamento che tiene conto delle reali capacità di comprensione del pubblico più giovane. Un cambiamento che potrebbe avere ripercussioni positive non solo sul cinema, ma anche sull’educazione e sulla sensibilizzazione culturale delle nuove generazioni.

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