IL CASO
16 Maggio 2025
AMSTERDAM – Una delle fotografie più celebri del XX secolo, vincitrice del World Press Photo of the Year 1973, finisce al centro di una controversia che potrebbe riscrivere un pezzo di storia del fotogiornalismo. Il celebre scatto intitolato “The Terror of War”, che ritrae la piccola Phan Thị Kim Phúc in fuga, nuda e in lacrime, dopo un attacco al napalm nel Vietnam del Sud, è stato finora attribuito al fotografo dell’Associated Press Nick Út. Ma da oggi quella paternità è ufficialmente sospesa.
Ad annunciarlo è stata la World Press Photo Foundation, che ha reso noti i risultati di un’approfondita indagine condotta tra gennaio e maggio 2025, dopo che un documentario prodotto dalla VII Foundation aveva sollevato dubbi sull’effettiva attribuzione dello scatto.
“Abbiamo avviato un’indagine rigorosa – spiega la direttrice esecutiva Joumana El Zein Khoury – per esaminare la documentazione storica, le immagini di contesto e le testimonianze. La posizione, la distanza e il tipo di fotocamera utilizzata quel giorno indicano che altri due fotografi, Nguyễn Thành Nghệ o Huỳnh Công Phúc, avrebbero potuto trovarsi nel punto ottimale per realizzare quello scatto”.
Sebbene l’immagine – scattata l’8 giugno 1972, nei pressi del villaggio di Trảng Bàng – non sia in discussione per autenticità o impatto storico, l’autore potrebbe dunque essere un altro. Per questa ragione, il World Press Photo ha deciso di sospendere l’attribuzione a Nick Út “fino a prova contraria”, lasciando aperta la possibilità che la verità definitiva non venga mai del tutto chiarita.
Il caso sarà al centro dell’evento “The Stories That Matter”, previsto per sabato 17 maggio alla Nieuwe Kerk di Amsterdam, durante il quale sarà presentato il dossier completo dell’indagine. Una sessione di domande e risposte con El Zein Khoury offrirà ulteriori dettagli su una vicenda che scuote profondamente la storia del fotogiornalismo.
“Siamo consapevoli della delicatezza di questa decisione – conclude Khoury – ma riteniamo fondamentale rispettare i nostri valori di accuratezza, affidabilità e trasparenza. L’immagine rimane potente e rappresenta un simbolo indelebile del dolore della guerra e della resilienza umana. Ma la verità sul suo autore è ancora da scrivere”.
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