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VERONA

Carmen accende l’Arena: 150 anni di Bizet e 30 di Zeffirelli in un rito collettivo

Carmen accende l’Arena: 150 anni di Bizet e 30 di Zeffirelli in un rito collettivo

L’habanera non è mai suonata così attuale. Nelle notti estive dell’Arena di Verona, Carmen torna a incendiarsi di luce nuova: un doppio anniversario – 150 anni dal debutto dell’opera di Georges Bizet e 30 dall’iconico allestimento di Franco Zeffirelli – si trasforma in celebrazione condivisa, tra memoria, spettacolo e la promessa di un’emozione che ricomincia ogni volta da capo.

DUE ANNIVERSARI, UN SOLO PALCOSCENICO
L’opera di Bizet debuttava all’Opéra-Comique di Parigi il 3 marzo 1875: un capolavoro “profondamente francese”, come ricorda il maestro Roberto Gabbiani, ma capace di attraversare culture, paesaggi e stagioni teatrali. All’Arena, quell’energia incontra l’allestimento di Franco Zeffirelli, che il 22 luglio 1995 ridefinì il senso del grandioso in un anfiteatro nato per il gesto rituale e collettivo. Trent’anni dopo, quell’impronta torna intatta e viva.

UN ALLESTIMENTO-SIMBOLO: LA MANO DI ZEFFIRELLI
Presentata dalla sovrintendente di Fondazione Arena Cecilia Gasdia insieme allo scenografo e storico collaboratore Carlo Centolavigna, al segretario artistico Francesco Ommassini, al direttore del coro Roberto Gabbiani e al critico musicale Davide Annachini, la produzione 2025 conferma la direzione musicale di Francesco Ivan Ciampa e resta in scena fino al 3 settembre. Gasdia lega a doppio filo la sua storia a questa Carmen: “Ho cantato per la prima volta Micaela proprio nello spettacolo del 1995 e, senza Zeffirelli, forse non lo avrei mai fatto”. Il ricordo è preciso e caldo: “Franco si diede a quella ‘Carmen’ anima e corpo: provava tutti i giorni e aveva la capacità di motivare ogni singola persona sul palco. Non ti mostrava solo quello che dovevi fare, ti aiutava a tirare fuori ciò che non sapevi di avere. Ha voluto il sipario per mantenere l’effetto sorpresa su ciascun atto. Alla fine di quei due mesi, anche lui si è innamorato al tal punto dell’Arena da tornare sempre”. E perché quella Carmen è l’allestimento più amato? Gasdia azzarda una teoria che convince: “Ogni spettatore riesce a identificarsi con qualcuno presente in scena e entra così in osmosi con quanto avviene sul palco”. Centolavigna svela la matrice visiva: “Oltre all’iconografia spagnola, Franco aveva attinto alle opere di Gustave Doré. L’idea era di coinvolgere l’intero palco con elementi che cambiavano a vista e creare una scenografia che abbracciasse il pubblico”. Annachini individua il punto di svolta storico-linguistico: “La Carmen del 1995 segnò il ritorno alla classica scenografia dipinta dopo un periodo di produzioni minimaliste. La versione areniana di Zeffirelli rappresentò una sorta di ampliamento di quella che aveva realizzato nel 1978 a Vienna con Carlos Kleiber e colpì molto perché non si era più abituati a tanta magnificenza”.

LA MUSICA: GRAZIA FRANCESE, RESPIRO MONUMENTALE
“La partitura di Bizet è profondamente francese” ribadisce Gabbiani, “e il nostro lavoro è farne capire l’estrema bellezza, non la grande difficoltà”. È qui che la tradizione pittorica dello sguardo zeffirelliano – l’iconografia spagnola filtrata da Doré, la cura della sorpresa a sipario – incontra l’eleganza di una scrittura che non chiede sovraccarico, ma chiarezza di fraseggio e colore orchestrale. Il risultato, nelle notti dell’Arena, è la convivenza tra l’intimità delle passioni e l’ampiezza del rito scenico.

VOCI E VOLTI DEL 4 LUGLIO
Per il debutto del 4 luglio, l’Arena schiera una squadra d’eccezione: Aigul Akhmetshina, una delle Carmen più richieste al mondo, guida il cast insieme alla coppia d’oro Roberto Alagna (Don José) e Aleksandra Kurzak (Micaela). Con loro, Erwin Schrott (Escamillo), Daniela Cappiello (Frasquita), Sofia Koberidze (Mercédès), Jan Antem (Dancairo), Carlo Bosi (Remendado), Gabriele Sagona (Zuniga) e Giulio Mastrototaro (Moralès). Una compagine che promette tensione drammatica e intensità timbrica, nel segno di una tradizione che non smette di rinnovarsi.

DATE E CORNICE
Lo spettacolo, diretto da Francesco Ivan Ciampa, è in scena fino al 3 settembre. Le date: 4, 12, 18, 26 luglio; 14, 23, 29 agosto; 3 settembre. Un percorso estivo che invita a riascoltare Carmen tra la pietra antica dell’anfiteatro veronese e la luce di un allestimento capace di “abbracciare il pubblico”, come nelle intenzioni originarie.

PERCHÉ QUESTA CARMEN PARLA ANCORA A TUTTI
Dalle parole di Gasdia all’analisi di Centolavigna e Annachini, emerge un tratto comune: la forza inclusiva. Identificazione, sorpresa, magnificenza pittorica e misura musicale convergono in un’esperienza che sfida mode e minimalismi. Carmen resta un’opera di confine – francese nel cesello, spagnola nell’immaginario, italiana nel culto scenico – e all’Arena ritrova la sua dimensione più naturale: farsi teatro popolare nel senso più alto, dove il dettaglio emotivo vive dentro la vastità del quadro.

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