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LA PROTESTA

Oltre 1300 professionisti del cinema aderiscono al boicottaggio culturale contro Israele

L’appello del gruppo Film Workers for Palestine invita a non collaborare con istituzioni cinematografiche israeliane considerate complici delle politiche del governo; critiche dall’Israeli Producers Association.

Oltre 1300 professionisti del cinema aderiscono al boicottaggio culturale contro Israele

Oltre 1300 professionisti del cinema hanno sottoscritto un appello promosso dal gruppo Film Workers for Palestine, impegnandosi a non collaborare con istituzioni cinematografiche israeliane. Il documento, reso noto dal Guardian, sostiene che tali istituzioni sarebbero complici di violazioni dei diritti umani nei confronti dei palestinesi.

Tra i firmatari figurano registi come Yorgos Lanthimos e Ava DuVernay, e attori come Olivia Colman, Mark Ruffalo, Tilda Swinton, Javier Bardem, Riz Ahmed e Susan Sarandon. L’iniziativa invita a non prendere parte a festival, proiezioni o produzioni legate a enti accusati di “insabbiamento”, “giustificazione” o “collaborazione” con le politiche del governo israeliano.

Secondo i promotori, il movimento si ispira al precedente boicottaggio culturale contro il Sudafrica dell’apartheid, lanciato nel 1987 da registi internazionali. “Il boicottaggio culturale è stato significativo in Sudafrica. Sarà significativo anche questa volta”, ha dichiarato lo sceneggiatore David Farr.

La Israeli Producers Association ha criticato l’iniziativa, sostenendo che l’appello avrebbe colpito “le persone sbagliate”. Gli organizzatori precisano che il boicottaggio non riguarda i cittadini israeliani, ma le istituzioni cinematografiche considerate complici, e che l’obiettivo è “rifiutare la complicità internazionale, non l’identità”.

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