IL SALOTTO
12 Aprile 2025
“L’unità d’Italia sognata dai padri del Risorgimento oggi si chiama pastasciutta” scriveva il giornalista veronese Cesare Marchi in “Quando siamo a tavola”. A un paio di giorni dalla giornata del Made in Italy, che si celebra il 15 aprile, perché non parlare proprio di pasta, di agricoltura e di cultura del cibo? Lo facciamo in un luogo magico, nel cuore del Polesine, all’ombra di una colombaia, unico elemento verticale tra le distese agricole che ospitano la sede di Pasta Fracasso, a Pontecchio. Con Lodovico Fracasso, l’imprenditore agricolo visionario che da un chicco di grano duro si è immaginato come voleva fosse la sua pasta, e con il senatore Luca De Carlo, presidente della Nona commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare. Questo è il racconto di un’Italia che resiste innovando, credendo nella forza della terra.
Fracasso ripercorre la sua esperienza partendo dalla consapevolezza del percorso fatto e dalla necessità che l’ha ispirato. “E’ stata una necessità - dice - quella di pensare in modo diverso. Il mondo della campagna seminativa è povero, e questo ci ha spronato a tirare fuori idee e soluzioni. Ma c’è anche una grande passione dietro, trasmessa da mio nonno Basilio, emigrato nel 1917 dalla provincia di Vicenza. L’innovazione è diventata l’unica via per sopravvivere e crescere. Un’azienda agricola oggi può esistere solo se lavora sulla nicchia, perché nella grande distribuzione non riesci a dare quel valore aggiunto che serve per rimanere sul mercato”.
Il suo approccio è tanto pragmatico quanto ambizioso. Nel Polesine, dove nessuno avrebbe scommesso sul grano duro, Fracasso ha deciso di provarci. Oggi, grazie a una selezione meticolosa delle varietà, alla digitalizzazione dei processi e a un’attenzione maniacale per la qualità, il suo prodotto ha raggiunto livelli proteici del 17-18%, un traguardo che rende la sua pasta altamente digeribile, gustosa e unica nel suo genere. “Il nostro progetto nasce dall’ascolto del consumatore. Non producevo più solo per vendere, ma per rispondere a una domanda chiara: voglio sapere cosa mangio, da dove arriva e se mi fa bene. Per questo ogni pacco di Pasta Fracasso riporta il foglio mappale del campo di provenienza, e pubblichiamo online tutte le analisi multiresiduali. Siamo a residuo zero, certificati da un ente esterno. Non solo qualità, ma anche trasparenza e fiducia”.
E la stessa visione di Fracasso è quella che promuove il senatore De Carlo, il quale riconosce nell’innovazione agricola l’unico vero strumento per tutelare il made in Italy. “Per continuare a perpetuare le nostre tradizioni – dice – non possiamo prescindere dall’innovazione. L’Italian Sounding oggi vale 120 miliardi, mentre le esportazioni italiane si avvicinano ai 70. Ma per ogni euro che esportiamo, due ce ne copiano. Questo significa che dobbiamo distinguerci, e l’unico modo per farlo è puntare su ciò che rende i nostri prodotti inimitabili: la qualità e la storia che sanno raccontare. Se facessimo prodotti standardizzati, ci sarebbe sempre qualcuno nel mondo in grado di farli a meno”.
De Carlo rivendica con forza il cambio di passo del governo. “In due anni abbiamo destinato 11,5 miliardi all’agricoltura. Non abbiamo risolto tutti i problemi, ma abbiamo finalmente invertito la rotta. L’agricoltura oggi è centrale. Dobbiamo affrontare il cambiamento climatico, la scarsità d’acqua, la necessità di rivedere le colture e le tecniche. Ma dobbiamo farlo insieme, con chi ogni giorno è sul campo. La politica deve ascoltare. E finalmente gli agricoltori non sono più da soli. Hanno uno Stato alleato”.
Il senatore si sofferma anche sull’importanza delle filiere, veri modelli di resilienza e successo. “Il sistema della filiera permette di restituire reddito agli agricoltori e di rendere raccontabile un prodotto. In Italia, dove l’agricoltura estensiva è spesso impraticabile, creare valore aggiunto è l’unica strada. Fracasso, con il suo grano ad alta proteina, dimostra che anche una coltura considerata povera può trasformarsi in eccellenza, se valorizzata nel modo giusto”.
Ma il confronto non si ferma qui. Si parla anche di Europa, di export, di dazi. Fracasso, senza mezzi termini, condanna le recenti politiche agricole europee. “Negli ultimi cinque anni l’Europa ha prodotto regole assurde, tempi infiniti, ostacoli insormontabili. E’ stato devastante. Ci sentiamo soli, senza rappresentanza. E questa politica, a noi agricoltori, non serve a niente”. De Carlo condivide la critica, ma intravede segnali di cambiamento. “Finalmente si parla di sovranità alimentare, di agricoltori custodi, di sostenibilità reale. E’ merito anche del governo italiano, che ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno. E la presidente Meloni, nel prossimo viaggio negli Stati Uniti, porterà anche la voce degli imprenditori agricoli italiani. Perché oggi il tema non è solo economico, è strategico”.
Proprio sull’export e sui dazi, il senatore precisa: “Lo Stato, tramite Ice e le sue strutture, sostiene fortemente l’internazionalizzazione. Il nostro agroalimentare cresce, e le occasioni di crisi, come i dazi americani, possono diventare opportunità. Certo, non li condivido: tra paesi che rispettano le stesse regole, non dovrebbero esistere. Ma serve l’Europa, quella vera, capace di fare massa critica. Solo così possiamo sederci ai tavoli giusti”.
E visto che si parla di tavoli, e pure di tavole, la prossima, con sopra un bel piatto di fusilloni - gli ultimi nati dal pastificio di Lodovico - potrebbe essere imbandita per l’inaugurazione della restaurata colombaia, che diventerà un qualcosa di unico a livello europeo. Come? Pazienza, per ogni visione che si rispetti serve il giusto tempo, lo stesso che, al termine di una cena, di solito i commensali spendono per programmare il futuro. Magari sognando a occhi aperti… la pasta veneta alle Olimpiadi invernali Milano Cortina del prossimo anno. Perché no?
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