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Il cerchio della salute è la comunità

Il cerchio della salute è la comunità

“Se senti dolore, sei vivo. Ma se senti il dolore degli altri, sei umano”. È stato semplice partire con una citazione in questa tredicesima puntata del “Salotto” di Visioni. Sono le parole di Lev Tolstoj e a ricordarle è stato Stefano Zamagni, romagnolo, professore di Economia civile all’Università di Bologna e alla Sais degli Stati Uniti. A dialogare con lui Vincenzo Rebba, rodigino, professore ordinario di Scienza delle finanze all’Università di Padova. Salute ed economia, sanità e sociale, questi i contenuti della chiacchierata, per capire quali siano le sfide e le opportunità che il sistema sanitario e sociale italiano affronta oggi.

Rebba ha subito chiarito il contesto con numeri nitidi e, per certi aspetti, scomodi. “L’Italia nel 2022 ha speso poco più di 2.200 euro pro capite per la sanità", ha spiegato, sottolineando come sia un importo basso rispetto agli altri paesi sviluppati. "In Germania, per esempio, la spesa pubblica sanitaria pro capite supera i 5mila euro, negli Stati Uniti oltre i 6.400", ha aggiunto. Nonostante ciò, "l’Italia mantiene indicatori di salute invidiabili, dalla speranza di vita alla mortalità evitabile". Un vero "paradosso", lo ha definito il professor Zamagni.

Questo paradosso si spiega facilmente, ha sottolineato Zamagni, ricordando che "la salute dipende solo parzialmente dalla sanità: conta al massimo per il 25-30%". Ha indicato altre variabili determinanti: "stili di vita, ambiente, condizioni di lavoro e struttura sociale. La famiglia è il primo vero medico, soprattutto per bambini e anziani". Qui emerge anche una criticità moderna: la famiglia allargata di un tempo non c’è più, sostituita da nuclei familiari sempre più ristretti, che mettono in crisi la gestione degli anziani e dei fragili.

Rebba ha indicato una possibile direzione: "potenziare la prevenzione e rinforzare l’assistenza territoriale". Ha parlato delle "case della comunità", previste dal Pnrr, come soluzioni che però richiedono "personale adeguato e una vera integrazione socio-sanitaria, fondamentale per affrontare bisogni sempre più complessi". "L'eccessivo consumo di antibiotici determina fenomeni gravi come l'antibiotico resistenza", ha avvertito Rebba, aggiungendo un ulteriore aspetto critico alla sanità italiana.

Zamagni ha rilanciato con forza l'importanza della medicina umanistica, contrapposta a quella cartesiana. "Non basta curare la malattia, occorre prendersi cura della persona nella sua interezza", ha spiegato. "Basta con la medicina cartesiana, disumana e parziale. Serve una medicina che metta al centro la persona e il suo bisogno di relazioni autentiche, in grado di alleviare non solo il dolore fisico, ma anche la sofferenza dell’anima", ha ribadito Zamagni.

Una sofferenza che, spesso, arriva quando donne e uomini invecchiano, finendo isolate. Zamagni ha introdotto il concetto di "sussidiarietà circolare": una collaborazione tra enti pubblici, settore privato e terzo settore, basata sulla co-programmazione e co-progettazione. "Non si tratta solo di aumentare la spesa pubblica, pur necessaria, ma di condividere la responsabilità sociale", ha sottolineato Zamagni, insistendo sul fatto che "la sanità deve essere vista come bene comune, né privato né esclusivamente pubblico".

Rebba ha concluso sottolineando che, in prospettiva, "la sanità deve essere considerata un investimento di tutti e per tutti, con contributi proporzionali alle possibilità economiche di ciascuno". Un impegno collettivo che tenga conto della responsabilità individuale e della solidarietà sociale. Gli ha fatto eco Zamagni, chiosando, dopo la citazione di Tolstoj: “La sanità del futuro dovrà recuperare la dimensione autenticamente umana del prendersi cura, oltre la semplice cura della malattia". Un sistema sanitario umanistico e inclusivo, dove tutti si sentano parte di una comunità solidale. Un obiettivo ambizioso, ma non impossibile.

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