IL SALOTTO
09 Maggio 2025
Impossibile è solo una parola pronunciata da piccoli uomini che trovano più facile vivere nel mondo che gli è stato dato, piuttosto che cercare di cambiarlo. Impossibile non è un dato di fatto, è un'opinione. Impossibile non è una regola, è una sfida. Impossibile non è uguale per tutti. Impossibile non è per sempre. Niente è impossibile”. Muhammad Alì, il più grande pugile di tutti i tempi, e per chi non lo considerasse tale, di certo il più conosciuto, aveva questa opinione di ciò che fosse “impossibile”. Una citazione che riassume come meglio non si potrebbe quanto il dialogo tra Cristiano Castellacci, tecnico responsabile della Pugilistica Rodigina, e Simone Dessì, due volte campione italiano di para boxe, hanno raccontato.
Castellacci introduce Dessì definendolo il vero esempio di inclusione nello sport: “Ho avuto la fortuna di conoscere Simone, un atleta a 360 gradi. Il pugilato è lo sport di maggiore inclusione al mondo: in palestra non ci sono atleti di serie A o di serie B, tutti sono ugualmente importanti. Il pugilato sia uno strumento efficace per combattere problematiche giovanili come il bullismo. E avere un ragazzo come Simone è un tassello fondamentale che chiude il cerchio di questo sport”.
Simone racconta con emozione il suo avvicinamento al pugilato, avvenuto dopo un incidente sul lavoro che ha cambiato radicalmente la sua vita, costringendolo su una sedia a rotelle. “Dopo l’incidente e la riabilitazione, ho provato diversi sport, ma nessuno mi aveva coinvolto realmente” racconta. Poi la “visione”. “Un giorno ho visto sui social un match di para boxe: da quel momento ho sentito una scintilla, una voglia di riscatto – le sue parole - ho iniziato allenandomi da solo, in casa, usando un pallone da calcio attaccato al lampadario come sacco da boxe”. Per lui, il pugilato è stato una salvezza, un modo per uscire da un periodo buio: “Mi ha ridato serenità, aiutandomi contro la depressione e gli attacchi di panico”.
Cristiano riprende la parola per evidenziare come la disciplina del pugilato rifletta profondamente le sfide della vita quotidiana: “Quando sali sul ring, sei solo con te stesso. È lì che emergono il carattere e la personalità”. Castellacci e Dessì concordano sul valore educativo e sociale di questo sport, capace di insegnare sacrificio, rispetto e dedizione.
La discussione vira sulla para boxe e sulla possibilità di un inserimento nel circuito paralimpico. Cristiano è ottimista: “In Veneto stiamo già lavorando per creare palestre adatte ad accogliere atleti con disabilità. L'obiettivo è arrivare alle Paralimpiadi, entro i prossimi dieci anni”. Simone conferma con determinazione questo traguardo, che passerà da un match importantissimo: “Sto lavorando duro per il mondiale in Inghilterra, è un altro passo verso il sogno paralimpico”.
Simone condivide anche i dettagli della sua preparazione atletica, spiegando come le sfide tecniche e fisiche siano particolarmente complesse nella para boxe: “Allenarsi vuol dire sacrificio totale: dieta rigorosa, allenamenti quotidiani, e tanta tecnica per muoversi correttamente in carrozzina sul ring”. Cristiano ascolta con orgoglio, sottolineando il messaggio positivo che Simone rappresenta per tutti.
Il futuro, così, tra le sedici corde del ring, è più roseo che mai: Castellacci immagina una rinascita generale del pugilato grazie ai nuovi talenti emergenti mentre Simone sottolinea l'importanza della costanza e della visibilità per la crescita della para boxe: “Dobbiamo continuare senza mollare. Solo così non perderemo ciò che abbiamo costruito”.
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