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IL SALOTTO

Sport, giovani e un talento a servizio della vita

Sport, giovani e un talento a servizio della vita

Sport, giovani, talento e… fiducia. “Dobbiamo trattare i giovani avendo fiducia in loro: tutti” diceva Julio Velasco, uno dei più vincenti e illuminati allenatori nella storia dello sport. Di giovani e di sport ne parleremo oggi nel nostro “Salotto” con Enrica Quaglio, responsabile HR, ex atleta rodigina e figlia d’arte, e Pino Sacripanti, coach cestistico di fama internazionale.
Enrica, figlia di quel Doro Quaglio tre volte campione d’Italia con la Rugby Rovigo, racconta la sua esperienza di atleta trasportata nella realtà aziendale. Da direttore HR in una realtà biomedicale di Mirandola, ogni volta che incontra candidati cerca di conoscere la persona oltre il lavoratore, facendo leva sulla passione sportiva. “Chiedo sempre se hanno praticato sport e in quale ruolo giocavano – afferma Quaglio – perché ogni posizione in campo rispecchia una determinata visione e attitudine anche nella vita e nel lavoro”.
Secondo Enrica, lo sport fornisce disciplina, responsabilità e capacità di collaborare. “Attraverso la passione, si può educare alla vita. Lo sport è una vera agenzia educativa, capace di insegnare regole e comportamenti che accompagneranno le persone per tutta la vita – aggiunge - mi piace capire il livello a cui hanno praticato sport, perché più si sale di livello, più certe qualità personali si consolidano”.
Sulla stessa linea, Pino Sacripanti, vincitore del campionato europeo di basket con la Nazionale under 20 nel 2013, che porta la sua esperienza ventennale con i giovani cestisti. Per lui l'Under 20 è la Nazionale più bella da allenare, “perché è il momento del passaggio dal gioco giovanile al professionismo. Sono giovani con sogni e futuro davanti, è entusiasmante guidarli verso la maturità sportiva e personale”. E aggiunge con entusiasmo: “Dopo 12 anni dalla mia vittoria, vedere l’Italia tornare a vincere è stata un'emozione indescrivibile”. Una grande coincidenza, infatti, quest’anno con la vittoria degli Azzurrini in Europa, ma pure l’Italia che ha ospitato il mondiali di Ruby Under 20, e Rovigo la finale.
Sacripanti osserva che oggi è cambiato radicalmente il modo di comunicare con i giovani. “La loro attenzione si cattura ormai più con brevi video che con lunghe spiegazioni. La sfida attuale è aiutarli a orientarsi tra mille opportunità”. Inoltre, sottolinea come il talento, se non accompagnato da capacità di apprendimento e costante lavoro, rischi di disperdersi. “Il talento vero è quello di chi impara rapidamente, adattandosi a nuove sfide e acquisendo sempre nuove competenze”.
Un altro punto nevralgico affrontato da Enrica e Pino riguarda la responsabilità personale e la gestione della sconfitta. Secondo Quaglio, la sconfitta è essenziale per la crescita, perché spinge a migliorarsi continuamente: “Accettare gli errori e lavorare per superarli è la chiave per una crescita continua, nello sport come nel lavoro”. Sacripanti ribadisce con forza: “Nella società di oggi si cerca sempre un colpevole esterno. Invece bisogna assumersi le proprie responsabilità, ammettere l'errore e migliorare”. E aggiunge: “Quando vedo giocatori che cambiano continuamente squadra, mi chiedo se il problema non sia proprio la mancanza di questa consapevolezza”.
Parlando del rapporto tra sport individuale e di squadra, entrambi concordano sull'importanza di integrare i benefici di entrambi. “Lo sport individuale – dice Quaglio – sviluppa il senso della responsabilità e dell’obiettivo personale, mentre quello di squadra insegna la collaborazione e il supporto reciproco”.
Parlando di giovani, non si può non parlare di futuro. Quello che vorrebbe Sacripanti è ancora in mezzo ai giovani: “Vorrei allenare una squadra composta prevalentemente da giovani, portandoli ad alto livello”. E per Quaglio il sogno è tornare nello sport: “Mi piacerebbe ritornare nel mondo sportivo con competenze aziendali per creare strutture più organizzate e professionali, capaci di supportare e motivare meglio atleti e dirigenti”. Due progetti che potrebbero essere le facce della stessa medaglia ma, visto che si parla di sport, non di quelle che si mettono al collo, piuttosto del viaggio che si compie per inseguirle.

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