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CAFFÈ DEC

Intervista al professor Filippo Viglione sull’amministratore di sostegno

Caffè dec, il format radiofonico promosso da Delta Radio, in collaborazione con il Cur intervista il professor Filippo Viglione, ordinario di diritto privato e comparato, all’università di Padova.
La chiacchierata On air di questa settimana, tratta la tematica dell’amministratore di sostegno, a 20 anni dall’entrata in vigore della legge che ne ha introdotto la procedura che, dati alla mano, in Veneto, interessa 6mila famiglie all’anno mentre ne conta circa 400mila in tutta Italia.
La Legge ha avuto un enorme successo racconta il professor Viglione, “è destinata ad una vasta gamma di persone, tra i quali fragili, vulnerabili, infermi, anziani, non autosufficienti che vengono affiancati nella dimensione personale da un amministratore con il fine primario dell’assistenza”.


Nonostante il grande successo, ci sono state non poche difficoltà di applicazione, con chiaroscuri?
“La Legge tende a garantire il minor grado di sottrazione di capacità, quindi, il vulnerabile dovrebbe essere accompagnato esaltando le sue possibilità di autodeterminazione, nonostante ciò non sia facile. È richiesto quindi che l’amministratore di sostegno sia vicino alla persona beneficiaria, mentre spesso, l’istituto è gestito burocraticamente, senza alcun tipo di rapporto di confidenza tra i soggetti. Tanto che, alcune volte, queste figure elette al supporto della persona, sono giunte all’attenzione dei media. Il caso più conosciuto è stato trattato ampiamente nel programma Le Iene, dove si lamentava ai danni del beneficiario, uno scarso interessamento delle vulnerabilità e dei desideri della persona”.


Prima dell’introduzione della Legge nel 2004, come ci si regolava con l’amministratore di sostegno?
“La legge del 2004 è stata una legge di grande civiltà, tanto che si è superato il periodo in cui la persona, in particolar modo l’infermo di mente, veniva emarginato e privato della sua capacità di agire. Questa Legge è stata un passo in avanti e, supera la logica escludente del contesto sociale, paternalista e protettivo, anche se permangano ancora alcune difficoltà”.


Ci sono sia avvocati che familiari che possono intraprendere la strada dell’amministratore di sostegno?
“Certamente. La soluzione ideale sarebbe quella di attribuire al beneficiario un familiare, ma tuttavia, nella cerchia familiare speso non ci sono le competenze adatte, soprattutto quando i patrimoni sono consistenti, si preferisce l’intervento di un professionista come un avvocato o un commercialista”.


Il diritto internazionale ci può venire in aiuto per i vulnus che ci sono nella nostra legge attuale sull’amministratore di sostegno?
“Il contesto internazionale qualche strumento lo offre, ad esempio si può citare un’importante convenzione Onu, per i diritti delle persone con disabilità, siglata nel 2009 a New York e ratificata anche dall’Italia, in cui, la persona vulnerabile si dovrebbe considerare nell’ordinamento giuridico a parità di tutti gli altri, valorizzandone desideri e spazi residui di capacità cognitiva. Ecco, questa Legge sull’amministratore di sostegno, non riesce a realizzarlo a pieno, tanto che alcuni paesi europei, come la Spagna, hanno attuato delle riforme rilevanti sulla tematica, cosa che invece in Italia, ad oggi, non esiste ancora, anche se un aiuto potrebbe essere quello di eliminare l’obsoleto istituto dell’interdizione, ancora in vigore, che priva circa 120mila persone delle loro capacità”.


Qualcosa di più, si potrebbe fare per migliorare questo strumento che la legge ci mette a disposizione?
“Sicuramente si, ad esempio aumentando il personale all’interno dei tribunali, così che le pratiche siano più veloci e snelle ma, sfortunatamente, sussiste inoltre un problema di rete. Le vulnerabilità e le debolezze, non si risolvono solo con processi, giudizi e l’attribuzione di figure istituzionalizzate, si risolvono con una rete coesa che si fa forza tra terzo settore, volontariato, pubblica amministrazione, un coinvolgimento molto importante e necessario che serve a supportare tutte le famiglie”.

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